Saluti del Segretario Generale (Ulisse) e del Comitato Centrale

(nuovo)Partito comunista italiano

Comitato Centrale

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Saluto del compagno Ulisse, Segretario Generale del (nuovo) PCI alla riunione di presentazione di I giorni della nostra vita di Marina Sereni
domenica 12 marzo 2017 Reggio Emilia


Cari compagni,

anzitutto a nome del (nuovo) Partito comunista italiano ringrazio i compagni del Partito dei CARC che ci hanno chiesto di mandare un saluto e in questo modo permettono anche a noi di partecipare alla vostra riunione.

Personalmente ho letto molti anni fa il libro di Marina Sereni che, sia detto per inciso e ad onore della comunista autrice del libro di cui parliamo, non ha legami con la tristemente nota omonima parlamentare del PD delle Larghe Intese e renziano ancora all’opera in questi mesi con il governo Gentiloni.

Conservo un ottimo ricordo del libro che ho letto molti anni fa e approfitto del saluto per legare il passato al presente.

Chi leggerà il libro di Marina Sereni troverà il racconto semplice ma entusiasmante del contributo che una donna ebrea russa per nascita (nata nel 1906, il suo nome di famiglia all’anagrafe era Xenia Silberberg) ha dato alla grande opera compiuta dal PCI negli anni della lotta contro il fascismo e della gloriosa Resistenza con cui è stata scritta la Costituzione del 1948. Credo che molti dei presenti, specie se originari dell’Emilia Rossa, troveranno nel libro di Marina l’eco dei racconti che hanno sentito dai padri e i più giovani dai nonni sulle lotte a cui avevano partecipato. Erano gli anni della prima ondata della rivoluzione proletaria suscitata in tutto il mondo dalla vittoria della rivoluzione socialista in Russia esattamente cento anni fa, nel 1917 e dalla costruzione del socialismo fatta dagli operai e dai lavoratori sovietici diretti dai comunisti di Lenin e di Stalin che costituivano il Partito Comunista dell’Unione Sovietica, esempio e fonte di coraggio e di fiducia per gli oppressi di tutto il mondo. Il fascismo aveva decapitato il PCI della sua direzione (Antonio Gramsci venne imprigionato nel 1926) e l’autobiografia di Marina, come quelle di Teresa Noce, di Colombi, di Germanetto e di altri, racconta dello slancio e della generosità con cui migliaia di operai, di donne, di braccianti e contadini e di intellettuali parteciparono al lavoro del Partito comunista italiano e dell’Internazionale Comunista.

Di fronte alla profusione di tanto coraggio e di tanta iniziativa viene spontaneo ed è giusto chiedersi perché non hanno instaurato il socialismo nel nostro paese. A confronto con il marasma del triste presente viene spontaneo ed è giusto chiedersi a cosa è servita la loro opera. Se lasciamo nell’ombra queste domande i nemici dei lavoratori riempiono il vuoto proclamando e insinuando che la rivoluzione socialista non è possibile, che instaurare il socialismo e marciare verso il comunismo è un’utopia, che il capitalismo è il definitivo punto d’arrivo e l’ultimo capitolo della storia umana.

Questa è quello che i nemici dei lavoratori vogliono far credere, perché senza fiducia i lavoratori, le donne, i giovani, gli immigrati e i pensionati non combatteranno ed è quello che preme ai nemici dei lavoratori, ai capitalisti, alla gerarchia cattolica e ai loro portavoce e agenti. Di fronte al catastrofico corso delle cose e al marasma che ci circonda, il massimo che prospettano alle persone generose sono le opere pie, il volontariato, l’elemosina e la carità.

Compagni, proprio l’accanimento dei nemici dei lavoratori e dei profittatori del regime, dei guerrafondai e degli sfruttatori contro il movimento comunista del secolo scorso, contro l’opera di milioni di uomini che è sintetizzata nei nomi di Lenin, di Stalin, di Gramsci e di Mao Tse-tung, proprio la denigrazione che i nemici del lavoratori fanno dell’opera dei nostri predecessori, confermano l’importanza di quell’opera. La prima ondata della rivoluzione proletaria si è esaurita senza raggiungere il suo obiettivo, senza portare l’umanità nel socialismo e a incamminarsi verso il comunismo. Proprio per questo siamo nel marasma attuale. Perché la borghesia e il suo clero di nuovo dominanti non hanno di meglio da offrire all’umanità che sfruttamento, guerra, miseria e al massimo opere pie e sussidi.

Dobbiamo quindi leggere le autobiografie di comunisti come Marina Sereni, Teresa Noce e altri cercando di capire cosa mancò nella loro opera perché arrivasse alla vittoria, all’instaurazione del socialismo, per imparare e superare i limiti del movimento comunista di allora, riprendere con fiducia la loro lotta e arrivare così alla vittoria.

Nel secolo scorso il movimento comunista si è scontrato con le difficoltà proprie che hanno gli esseri umani a creare una civiltà superiore a quelle basate sulla divisione in classi di oppressori e oppressi, a costruire una società senza più divisione in classi, a gestire un sistema sociale senza classe dominante. Sempre quando sono avanzati in un terreno nuovo e sconosciuto, gli esseri umani sulle prime hanno conosciuto anche insuccessi e sconfitte, si sono scontrati con ostacoli che non hanno saputo superare al primo tentativo, hanno commesso errori che hanno pagato duramente, hanno spesso dovuto ricominciare da capo imparando dall’esperienza compiuta. Ma hanno imparato dall’esperienza e a noi resta l’esperienza dei passi avanti che noi comunisti avevamo fatto compiere all’umanità, resta la dimostrazione che gli esseri umani oramai dispongono, perfino in un paese arretrato come era la Russia nel 1917, delle risorse intellettuali, morali e materiali per costruire una società fondata sulla giustizia e l’uguaglianza, restano le importanti lezioni che noi comunisti abbiamo ricavato dall’esperienza della costruzione dei primi paesi socialisti e dall’esperienza delle lotte condotte con limiti ma anche con successi in ogni paese, anche nei paesi imperialisti d’Europa e d’America, anche in Italia. Il catastrofico corso delle cose che il ritorno in auge della borghesia e del clero ha impresso al mondo intero negli ultimi quaranta anni, l’accanimento della borghesia e del clero a eliminare le conquiste di civiltà e di benessere strappate dalle masse popolari: ecco la dimostrazione incontestabile che il socialismo è necessario, che l’umanità riesce a progredire solo se instaura il socialismo. La condizione in cui si trovano oggi le donne sotto il dominio della borghesia e del clero, perfino nei paesi più ricchi e progrediti, lo conferma.

Questa è la più importante delle mille cose che vorrei dirvi a nome del nuovo Partito comunista italiano. I dettagli li trovate nella nostra stampa, nella nostra rivista La Voce, nei Comunicati del nostro Comitato Centrale, nella stampa e nella voce del nostro partito fratello, il Partito dei CARC. Partito fratello significa partito che nasce dalla stessa matrice, la concezione comunista del mondo, la scienza delle attività con le quali gli uomini hanno fatto e fanno la loro storia, significa partito con cui facciamo oggi un tratto della strada che porterà le masse popolari a instaurare il socialismo in Italia. La sua opera per mobilitare le masse popolari a organizzarsi e lottare contro la borghesia imperialista fino a costituire e imporre un proprio governo d’emergenza, è anche la nostra lotta.

Con l’augurio che molti di voi si liberino dalla sfiducia e dalla rassegnazione, si mettano con fiducia e generosità su questa strada chiudo questo saluto alla vostra riunione.

Il comunismo è il nostro futuro! La rivoluzione socialista è in marcia e il contributo di ognuno di voi è prezioso!

All’opera, compagni! Possiamo vincere, vinceremo!

il compagno Ulisse